La Terra, conosciuta anche come “Pianeta Blu”, è composta da circa 2/3 d’acqua.
Ma non per tutti: benché tra il 2000 e il 2017 la percentuale della popolazione che ha accesso all’acqua potabile sia passata dal 60 al 71 %, resta critica la situazione per circa 800 milioni di persone che non possono usufruire neppure dei servizi di base per acque pulite, come allarmante è il fatto che circa 3 miliardi di persone non abbiano la possibilità di lavarsi in casa propria.
Questa forte disuguaglianza non è generata solamente dalla conformazione idro-geologica dei singoli Paesi, ma anche dall’efficienza delle reti di distribuzione, oltre all’educazione dei singoli popoli: prendendo come esempio l’Italia, che ha un prelevamento giornaliero pro-capite di 220 litri d’acqua al giorno e confrontandola con lo stesso dato giornaliero del Madagascar che si ferma a soli 10 litri, salta subito all’occhio la grande disparità.
Questa carenza idrica genera inoltre un forte impatto trasversale su tantissimi aspetti della vita sulla Terra.
Utilizzare più acqua di quella che naturalmente viene “rigenerata” in natura, crea un sempre più difficile reperimento di acqua potabile con un aumento diffuso di malattie, spesso letali, facilmente prevenibili e debellabili se ci fosse più rispetto delle risorse e una maggiore educazione igienico-sanitaria.
L’obiettivo 6 dei goals stilati dall’ONU risulta tra i più critici da raggiungere, perché necessita di un coordinamento a livello globale sia politico che finanziario.
Il management di Indemar Industriale è ben conscio sia delle difficoltà che della vastità del problema, ma sa anche, nel proprio piccolo, che ridurre gli sprechi d’acqua e supportare associazioni che anche solo localmente si occupino della salvaguardia dell’ambiente in generale ed idro-geologico nello specifico sarà di grande esempio per le generazioni di oggi e future.
A cura di Fabio Coppola